Tutti lo sanno ma in pochi lo dicono: un buon motivo per sviluppare un’App è che questa possa un giorno essere notata e acquisita da un colosso.
Non c’è nulla di cui vergognarsi perchè è semplice e autentica meritocrazia.
Il caso BEME è uno degli esempi più recenti.
Tralasciamo per un attimo i più rari esempi come Whatsapp e Linkedin, acquisiti rispettivamente da Facebook e Microsoft per cifre inconcepibili, impronunciabili e da risolvere la fame nel mondo.
Dietro BEME c’è Casey Neistat, una vera star di Youtube, uomo dell’anno GQ 2016, trentaseienne talentuoso di NewYork con milioni di follower da tutto il mondo.
Un paio di anni fa, con un team di 12 persone e soldi da finanziamenti privati, decide di creare quest’App molto originale per la ripresa e condivisione di brevi video da 4 secondi (si solo quattro…) con la particolarità che la registrazione è resa possibile solo appoggiando il cellulare al petto o alla fronte. Questo per rendere il piu autentica possibile la ripresa senza distrarre se stessi da ciò che stiamo vedendo.
BEME in poco meno di due anni ottiene 1.2 milioni di download, risultato in vero non eccezionale se misurato al pubblico e al successo dello stesso Neistat.
Eppure qualcosa succede.
Il 19 novembre Casey pubblica il suo ultimo Vlog giornaliero creando letteralmente il panico, non solo tra i suoi follower ma anche nel mondo degli youtuber stessi che in gran parte lo avevano ormai da tempo preso come riferimento per i suoi format.
L’intero jet-set degli Streamy Awards è rimasto basito.
Ma che c’entra il canale Youtube di Casey con BEME?
Pochi giorni dopo la notizia che chiarisce tutto: la CNN compra BEME, o meglio compra il pacchetto Neistat-BEME per intero.
In pratica la CNN ha pagato 25 milioni di dollari perché Casey chiudesse l’App, cosa che è immediatamente avvenuta, e che trasferisse se stesso, il team di dodici persone e la loro esperienza ai servizi dell’emittente per occuparsi di un progetto di broadcasting.
Così la CNN si è presa Casey, gli sviluppatori, le idee e…milioni di follower. Tutto con una sola fava da 25 milioni di dollari che a noi mortali possono sembrare tanti ma per il contesto di cui si parla è una cifra che fa sorridere.
Ora, di Casey Neistat ce n’è uno solo ma di buone idee e ottimi sviluppatori in circolo ce ne sono in quantità. L’idea che un bel progetto possa essere notato e suscitare l’interesse di una grande azienda non dovrebbe affatto essere rinnegata o nascosta dal pudore. A volte un po’ di sana sfrontatezza insieme alla capacità di sognare possono fare la differenza.
Perchè non pensare alla nostra nuova App come un bell’oggetto in mostra di sé nella enorme e sconfinata vetrina di internet?
E se la prossima BEME fosse proprio la nostra App?